

Genitori e terapia: come supportare tuo figlio al meglio
Scopri come supportare tuo figlio durante la terapia con consigli pratici su logopedia, fisioterapia, psicoterapia e psicomotricità. Una guida utile per genitori attenti e presenti.
L'argomento della disciplina infantile e l'opportunità di mettere i bambini in punizione per i loro comportamenti errati suscita molte domande. La dott.ssa Annalisa Zacchetti, psicologa dell'età evolutiva, affronta l'argomento con una riflessione approfondita al riguardo.
Una questione fondamentale da considerare è il motivo per cui i bambini dovrebbero essere messi in punizione e chi dovrebbe essere responsabile di questa punizione.
Quando parliamo di imporre una sanzione negativa - preferisco questo termine a punizione - ciò indica generalmente che qualcosa nel rapporto tra l'adulto e il bambino non ha funzionato come previsto.
Solitamente, la sanzione arriva quando il bambino non rispetta le regole stabilite dagli adulti.
È cruciale comprendere la natura specifica di ogni trasgressione.
Ad esempio, se un bambino ignora un divieto posto per la sua sicurezza e si fa del male, ha già subito una conseguenza diretta delle sue azioni.
In questo caso, una punizione aggiuntiva sarebbe superflua e l'esperienza stessa dovrebbe servire da lezione e in questo caso la regola rimarrà in vigore.
Se invece, la trasgressione non ha portato a conseguenze negative, l'adulto dovrebbe riflettere sulla necessità di modificare o eliminare la regola posta in precedenza, spiegando al bambino il motivo della sua esistenza e riconoscendogli che ora è più capace e quindi la regola può essere modificata o addirittura eliminata.
Quando un bambino si comporta male a scuola, la responsabilità della sanzione spetta al contesto scolastico e non ai genitori e dovrà accadere all’interno del rapporto che quello studente ha con il suo insegnante.
Una nota sul diario non dovrebbe essere interpretata come un invito alla punizione da parte della famiglia, ma piuttosto come un aggiornamento sulla situazione scolastica del bambino.
I genitori dovrebbero approfittare di queste occasioni per dialogare con i loro figli, cercando di comprendere le cause del comportamento piuttosto che passare direttamente alla punizione.
In casi più seri, come una sospensione, è importante riconoscere che la sospensione stessa costituisce già una sanzione.
Questo dovrebbe spingere a una riflessione congiunta su come migliorare il rapporto che il ragazzo ha con la scuola, i suoi insegnanti e i suoi compagni, spesso invece da parte della scuola sembra che la sospensione sia di fatto l’ultima spiaggia, probabilmente il rapporto è già compromesso da tempo.
La punizione, in questi contesti, dovrebbe mirare più alla riparazione e alla riflessione che non al semplice deterrente.
Nel contesto familiare, se un genitore percepisce la necessità di mettere in punizione il proprio figlio per comportamenti come aggressività, disobbedienza o mancanza di rispetto, è fondamentale prima esaminare le dinamiche relazionali interne alla famiglia.
È necessario riflettere sulle proprie azioni e reazioni e sul trattamento riservato ai bambini. Dobbiamo stare attenti a non permetterci noi di prevaricare sui nostri figli altrimenti, se questo è il modello, anche loro si sentiranno autorizzati a fare altrettanto.
In conclusione, è assolutamente necessario curare attentamente i rapporti che gli adulti hanno fra di loro e con i più piccoli, il bambino impara ad essere rispettoso se prima di tutto è rispettato, se sente che l’adulto che lo accompagna nella vita a tutti i livelli è degno di fiducia in quanto rispettoso del suo essere e del suo pensiero.
Un bambino apprende il rispetto principalmente attraverso l'esempio degli adulti di riferimento.
Solo in questo modo la correzione che gli adulti possono esercitare nei confronti dei più piccoli potrà essere colta da loro come rafforzamento di un legame che li aiuta e li rassicura nel cammino della vita.
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